Teatro

Salisburgo, Cecilia Bartoli furoreggia in West Side Story

Salisburgo, Cecilia Bartoli furoreggia in West Side Story

Il celebre mezzosoprano interpreta uno dei musical più famosi di tutti i tempi in una produzione cucita addosso a lei, che riscuote l'entusiasmo del pubblico anche grazie ai giovani musicisti venezuelani diretti da Dudamel.

Salzburg, Felsenreitschule, “West Side Story” di Leonard Bernstein

MARIA PRIMA E MARIA SECONDA

Il Festival di Salisburgo “sdogana” il musical americano e propone in cartellone una edizione di West Side Story, che arriva direttamente da Broadway, cucita su misura per Cecilia Bartoli e già andata qui in scena per il Whitsun festival 2016. Per rendere credibile la presenza del mezzosoprano il regista Philip WM. McKinley inserisce un'altra Maria: la vicenda si apre con un prologo in cui Maria I, oramai non più giovane, interpretata dalla Bartoli, lavora ancora nella sartoria in cui era assunta da ragazza ma della quale oggi è la titolare (“Maria del presente”). Finita la giornata lavorativa, chiude ed esce in strada, dove un murales le ricorda quanto era accaduto tanti anni or sono. Da qui prende il via la vicenda, come scritta da Jerome Robbins, alla quale la Maria I assiste da spettatrice ma cantando in totale adesione ai ricordi. Attorialmente vi prende parte un'altra Maria, indicata nel programma di sala come Maria II (“Maria del passato”, Michelle Veintimilla). Nel finale Maria I, dopo avere ripercorso nel ricordo tutto quanto era successo nel passato, si suicida buttandosi sotto un treno e si ritrova nell'aldilà con l'amato Tony (Norman Reinhardt, tenore, il solo cantante lirico del cast oltre la Bartoli).

La scena di George Tsypin è una grande costruzione su tre piani, che ospita i vari ambienti richiesti dal libretto e che si apre in due per consentire i numeri di danza e quelli corali, oltre le ambientazioni all'aperto; in alto corre da un lato all'altro una ferrovia sopraelevata con tubi al neon che simulano perfettamente il passaggio dei treni; solo parzialmente utilizzate le tre file di arcate sovrapposte scavate nella roccia che costituiscono il fondale naturale della Felsenreiteschule. I costumi di Ann Hould-Ward situano l'azione negli anni Cinquanta con il contributo delle parrucche. Perfette le luci di Patrick Woodroffe. Il musical piace al pubblico anche per merito delle fondamentali coreografie di Liam Steel, con la collaborazione di Matt Flint, che forniscono spettacolarità all'insieme.

La Simòn Bolìvar Symphony Orchestra of Venezuela ha dato sempre prove di grande affidabilità in ogni repertorio ma qui pare muoversi particolarmente a suo agio con le sonorità latine, non solo nel celebre mambo. Il direttore Gustavo Dudamel ha un particolare feeling con questi giovani e motivati musicisti e il risultato è di grande coinvolgimento su un pubblico pure non giovanissimo come quello del Festival di Salisburgo.

Cecilia Bartoli partecipa in modo intenso dal punto di vista attoriale e mette a disposizione di Maria I tutto il virtuosismo vocale di cui è capace, pur su una partitura in fondo non così ardita: nonostante ciò, qualunque cosa canti, la Bartoli riesce a illuminarlo di mille prismatiche sfaccettature con una voce di spettacolari possibilità. Non è in ombra accanto a lei Norman Reinhardt, Tony dotato di carattere e voce sonora (tutti sono amplificati con microfoni). Michelle Veintimilla (Maria II) e Karen Olivo (Anita) sono di grande bravura sia nel ballo che nelle movenze sceniche ma arrivano a commuovere il pubblico durante i concitati fatti del secondo atto: sono le uniche capaci di dare forza emotiva alla tragedia. Con loro, a chiudere degnamente i ruoli dei protagonisti, George Akram (Bernardo), Dan Burton (Riff) e Cheyne Davidson (Doc). La locandina è completata da uno stuolo di attori-cantanti-ballerini interpreti dei Jets e delle loro ragazze, degli Sharks e delle loro ragazze, degli adulti, oltre che le comparse mute e il Salzburger Bachchor preparato da Alois Glassner.

Teatro esaurito alla prima replica con moltissimo entusiasmo durante la recita e nel finale: la rappresentazione in lingua originale inglese, con il suo misto di spagnolo, è evidentemente assai efficace anche per il pubblico di madrelingua tedesca.

Visto a Salzburg, Felsenreitschule, il 21 agosto 2016